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Cattura di stambecchi nel Parco Nazionale Gran Paradiso

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L’attività di monitoraggio e studio della fauna svolta dal Parco Nazionale Gran Paradiso passa anche attraverso la cattura degli ungulati tramite tele-sedazione. Si tratta di una pratica nata dall’esigenza di catturare alcuni stambecchi del Gran Paradiso, unica popolazione sopravvissuta in Europa, per poterli reintrodurre in luoghi dove quest'animale era scomparso. Attualmente le catture vengono principalmente realizzate per monitorare lo stato sanitario della fauna attraverso la misurazione di parametri fisiologici, raccolta di campioni fisiologici e misure biometriche, ma anche per poter realizzare degli studi eco-etologici, controllare gli spostamenti, le eventuali migrazioni, l'utilizzazione dello spazio attraverso la posa di radio collari, collari-gps, orecchini ed altre marcature.
 

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Bruno Bassano, Responsabile del Servizio sanitario e della ricerca scientifica del Parco Nazionale Gran Paradiso. La cattura di un ungulato tramite tele-sedazione viene realizzata da pochi uomini, 3-4 individui, non di più. La squadra di cattura deve essere composta in primo luogo da un veterinario, in questo caso Bruno Bassano veterinario del PNGP, per stabilire il dosaggio del farmaco, per monitorare lo stato di salute dell'animale durante la sedazione, per eventuali interventi farmacologici e per il prelievo di campioni fisiologici come ad esempio sangue, feci, cute.

 

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Stefano Cerise, Ispettore del servizio di sorveglianza. Stefano Cerise è il Tiratore della squadra di cattura del PNGP, la persona incaricata di sparare la siringa all'animale prescelto grazie al fucile a gas. Si tratta di un ruolo che richiede grande precisione e professionalità. Il tiratore dev'essere in grado di colpire l'animale nella parte del corpo che viene scelta, in genere l'obbiettivo sono le grandi masse muscolari, la coscia, la spalla o il collo.

 

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Dario Favre, guardaparco. Dario Favre è il terzo componente della squadra. In collaborazione con Bruno e Stefano si occupa della manipolazione dell'animale al momento della sedazione, della raccolta dei campioni e delle misurazioni e infine del rilascio dell'animale alla fine della sessione. La squadra di cattura che vedrete in azione in queste immagini è composta da altri guardaparco che agevolano le operazioni di immobilizzazione e manipolazione dell'animale.

 

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Durante questa fase iniziale Bruno e Stefano preparano l’attrezzatura necessaria alla cattura. Il dosaggio del farmaco viene preparato da Bruno, il veterinario, e le siringhe di cattura vengono caricate e pressurizzate. Il tiratore è responsabile del materiale riguardante la tele-sedazione: le siringhe di cattura, già pronte, un telemetro portatile per poter calcolare la distanza del tiro e regolare la potenza del fucile, alcune bombolette di CO2 per ricaricare il fucile a gas, binocolo e radio, per l’osservazione degli animali e la comunicazione con il resto della squadra. Il resto della squadra è responsabile del materiale di contenimento dell’animale, le balze per legare le zampe, una mascherina in stoffa da mettere sugli occhi e materiale alpinistico (corda, baudrier, moschettoni) nel caso in cui sia necessario.

 

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la squadra si muove in direzione del gruppo di animali avvistato nei pressi dei villaggi di Nex et Tignet di Valsavarenche. L’obiettivo della cattura è un maschio adulto.

 

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I maschi adulti di stambecco vivono la maggior parte dell’anno in branchi costituiti solitamente da individui della stessa età. In questo periodo dell’anno si possono anche osservare dei branchi numerosi di animali che sono richiamati dal ricaccio vegetativo dei prati di fondovalle. Una volta giunti in prossimità del gruppo di maschi adulti, viene individuato il bersaglio. I maschi adulti di stambecco si fanno avvicinare facilmente, femmine e giovani sono invece più diffidenti.

 

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Stefano e la sua squadra, a seguito di decenni di esperienza, sanno valutare tutti i fattori di rischio e sanno quando è meglio rinunciare alla cattura dell’animale: nel caso in cui l’animale sia sotto stress, che presenti comportamenti anomali dovuti a malattia o ad un fattore di disturbo, nel caso in cui l’animale sia in stato di gravidanza o ancora nel caso in cui si trovi in situazioni ambientali difficili: in vicinanza di una parete rocciosa, anche piccola, nelle vicinanza di un torrente ripido dai bordi scoscesi. In seguito al tiro infatti, l’animale potrebbe tentare di salvarsi su una parete rocciosa rischiando di cadere sotto l’effetto del farmaco.

 

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Il tiratore si muove da solo avvicinandosi all’animale scelto senza puntarlo direttamente e con naturalezza. A testimonianza della scarsa invasività di questa tecnica si può osservare lo stato di calma che accompagna gli animali che pascolando si allontanano pigramente dal tiratore. È infatti importante mirare alla cattura di un animale tranquillo che si sta alimentando in gruppo. Controllata la distanza con il telemetro e regolata la pressione del fucile a gas Stefano è pronto a sparare.

 

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effettuato il tiro, Stefano si nasconde il più possibile alla vista dell’animale, nascondendosi a terra o indietreggiando. In questo momento Dario ha il ruolo di osservare il tiro per controllare il comportamento della siringa e per individuare la zona in cui l’animale è stato colpito. Nel caso in cui la siringa caschi al suolo, il recupero di quest’ultima permette di fornire alcune informazioni importanti: l’avvenuta penetrazione, la quantità di farmaco iniettata, alcuni indizi sulla parte del colpo colpita dell’animale.

 

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In seguito al tiro comincia l’attesa che può durare anche 15-20 minuti. Durante questa fase viene osservato l’animale colpito a distanza senza avvicinarsi. è importantissimo mantenere il contatto visivo con l’animale. Sotto l’effetto del sedativo l’animale finalmente si accascia al suolo.

 

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Quando l’animale si accascia al suolo, gli operatori lo devono raggiungere muovendosi il più possibile all’esterno del suo campo visivo. Ogni componente della squadra ha un compito ben preciso, l’affiatamento e la sincronia dei movimenti sono molto importanti. Sebbene l’animale paia in stato di sonno profondo ed indifferenza, le dosi di farmaco utilizzate dalla squadra del Parco Nazionale Gran Paradiso permettono il mantenimento di un sensorio in parte vigile per evitare il pericolo che l’animale rifugiandosi su una parete rocciosa o in una zona impervia possa cadere e ferirsi o morire. Per questo motivo gli arti dell’animale vengono legati con delle fettucce chiamate balze e viene posizionata una benda davanti agli occhi per tranquillizzarlo diminuendo gli stimoli esterni.

 

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Inizia dunque la fase di raccolta delle informazioni biometriche e biologiche che sono il vero fine della cattura e che consentono una profonda conoscenza della popolazione di stambecchi del Parco Nazionale Gran Paradiso, da un punto di vista ecologico e sanitario. Vengono misurati: l’altezza al garrese, il peso, la lunghezza delle corna, la lunghezza di ogni singolo accrescimento annuale grazie all’utilizzo di un calibro e la circonferenza della base del corno. Le corna sono strutture ossee a crescita continua e forniscono preziosi informazioni sulle condizioni di vita dell’individuo.

 

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Il peso è la misura biometrica di più grande importanza in quanto influenza il raggiungimento della maturità sessuale. Vengono inoltre prelevati vari campioni fisiologici, tra cui il sangue prelevandolo dalla vena giugulare, le feci, raccolte direttamente dall’ano per valutare vari aspetti sanitari e parassitologici.

 

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L’animale catturato è stato scelto in modo preciso, riconosciuto grazie alle marche auricolare posizionate in una cattura precedente. Sebbene possa sembrare un intervento che snatura l’essenza selvatica dell’animale, la marcatura attraverso marche auricolari è ben tollerato dall’animale e non altera il suo comportamento. Inoltre il riconoscimento a distanza dell’animale è indispensabile per la realizzazione di studi eco-etologici. La marcatura consente di raccogliere una serie storica di dati sullo stesso animale, fondamentale per ottenere informazioni sul suo stato di salute e sulla sua sopravvivenza.

 

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Oltre alle marche auricolari esistono altri metodi di marcatura dell’animale: collari ottici, collari colorati e numerati visibili a distanza oppure radio-collari, collari in grado di emettere un segnale radio per segnalare la posizione dell’animale o di registrarla direttamente tramite sistemi satellitari. Anche i collari come le marche auricolari sono ben tollerati dall’animale senza influenze sul suo comportamento.

 

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In quest’immagine Dario si appresta ad installare il radio collare sull’animale sedato. Si tratta di apparecchiature particolarmente raffinate tecnologicamente che consentono una precisa georeferenziazione dell’individuo.

 

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All’esaurimento delle batterie, automaticamente il collare si sgancia e cade dal collo dell’animale emettendo un ultimo segnale GPS. In questo modo consente il suo recupero, indispensabile anche in considerazione del costo di questo strumento.

 

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Dopo circa 35-40 minuti tutte le operazioni di misurazione sono concluse. Le operazioni per la liberazione dell’animale devono avvenire molto speditamente. Per combattere l’effetto della sedazione del farmaco iniettato dalla siringa, Bruno inietta un secondo farmaco definito antagonista che serve ad annullare l’effetto del primo. In contemporanea Stefano e Dario liberano gli arti dell’animale e un quarto operatore toglie la benda.

 

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A questo punto i casi sono due: o l’animale si alza e si allontana immediatamente appena liberati arti e testa, oppure rimane in decubito laterale. In questo caso gli operatori si portano a distanza e osservano l’animale. Al momento dell’iniezione dell’antagonista viene fatto partire il cronometro per valutare il tempo del risveglio.

 

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L’antagonista entra in azione dopo circa 6-8 minuti. Durante questo tempo l’animale viene tenuto sotto stretta osservazione da parte di Bruno che controlla la frequenza e l’ampiezza del respiro.

 

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Durante la fase del risveglio Bruno controlla attentamente l’aumento della frequenza e dell’ampiezza del respiro, le apnee diminuiscono e alcuni segnali di attivazione dello stato del sensorio cominciano a comparire: movimenti dei padiglioni auricolari, delle palpebre e della coda.

 

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Trascorso il tempo, l’animale solleva la testa, poi cerca di puntare gli arti per poi sollevarsi molto velocemente. Segue una fuga moderata che contraddistingue i maschi adulti, mentre invece i giovani e le femmine scappano più rapidamente e a lungo.