Valle d'Aosta | Italia
 
Lunedì 16 Luglio 2012

Sentieri Creativi - Il diario dei partecipanti

Una prova di scrittura collettiva. Il diario dei partecipanti a Sentieri Creativi:

Valsavarenche - 5 luglio 2012

E' tanto tempo che non vado in montagna e ho paura di non essere più in forma come una volta: da troppo non mi muovo e non sono sicuro del mio passo.

Chissà se pioverà? Una parte di me proprio se lo augura.

Ci mettiamo in viaggio verso Dégioz per incontrare i partecipanti a "Sentieri creativi" che saranno i nostri compagni di avventura per i prossimi tre giorni. Arriviamo tra i primi e aspettiamo che il gruppo si componga, ma già mi accorgo che quasi tutti sono meglio attrezzati di me. Mi sorge una domanda: riusciremo ad arrivare alla Croix de la Roley? Il gruppo è molto eterogeneo: facce simpatiche e accenti diversi si presentano e si preparano alla partenza.

Raggiungiamo Pont e scendendo dalla macchina sono impaziente di mettere alla prova la mia resistenza. Il tempo sembra assisterci. Di fronte alla sfida di raggiungere la meta inizio la salita con molta energia ed entusiasmo, ma come sempre dura poco.

Il gruppo entra nel bosco e rallenta un po' il passo, cosa che permette di godere della natura intorno a noi. Uno scoiattolo saltella tra i rami di un albero in prossimità del sentiero e mille altri occhietti ci osservano senza essere visti. Il rumore di una cascata copre le chiacchiere del gruppo che pian piano sta facendo conoscenza.

Non mi sento molto in forma, ma per fortuna Enrico ci invita ad una pausa, durante la quale ci legge un brano di Erri De Luca che suona come una profezia: Mosé a piedi nudi sul Monte Nebo. Tuttavia una squarcio d'azzurro, un biscotto ristoratore e il panorama sul Gran Paradiso danno la forza per intraprendere il tratto più difficile della salita.

Non so neanche io come sia successo, ma improvvisamente crollo e mi ferisco. Cerco di resistere fino alla meta, ma dopo pochi passi mi rendo conto di aver bisogno di aiuto. I soccorsi sono immediati e dell'abbondante cerotto mi consente di procedere, anche se un po' zoppicante.

Arriviamo finalmente alla croce, ma la passione non è ancora finita. Il cielo si fa minaccioso e l'improvvisa pioggia ci costringe alla ritirata.

Scivolo sulla roccia umida, sul fango e sul letame. Come il gruppo si allunga nella discesa precipitosa, così io non riesco a tenere il ritmo e sono letteralmente a pezzi. Ogni passo una smorfia e le uniche cose che distolgono l'attenzione dalla sofferenza sono gli amichevoli saluti nelle lingue più disparate di chi condivide le mie stesse fatiche. Un cavallo carico come un mulo mi guarda con compassione, come se pensasse: c'è chi sta peggio di me.

A brandelli raggiungo il parcheggio. Si aprono davanti a me due vie: finire i miei giorni nel cassonetto dell'indifferenziata, oppure una seconda vita, pulito e rammendato da un calzolaio-chirurgo che mi rimetta su nuovi sentieri.

Per ora sono solo il vecchio scarpone sinistro di Valentina, rotto e abbandonato nel buio di un bagagliaio.